IAI
Politica estera

Tra i politici italiani domina il disinteresse

3 Apr 2006 - Stefano Silvestri - Stefano Silvestri

L’Europa è in crisi, l’Iraq fa le prove di guerra civile, Israele e i palestinesi non si parlano, l’Ucraina vive la fine della rivoluzione arancione, si delinea una nuova geopolitica dell’energia, ma questi e tanti altri temi di politica estera sono assenti dalla campagna elettorale italiana, salvo forse in alcuni slogan e cortei. Nel primo confronto televisivo tra Berlusconi e Prodi è stata fatta una sola domanda di politica estera, sull’Iran, ed è stata anche quella che ha visto i due contendenti rispondere più rapidamente, praticamente in accordo tra loro. Poi ambedue sono rapidamente passati ad altro. Certo ci sono le polemiche sull’Euro, ma anche quelle non affrontano il problema di come migliorarne il regime o come riformarlo: vengono sfruttate a semplici fini polemici.

D’altro canto il disinteresse della classe politica italiana su questi temi è rivelato anche dalla scarsa attenzione dimostrata nei confronti degli strumenti necessari per tali azioni. L’ultima finanziaria ha visto un taglio delle spese di esercizio un po’ di tutti i dicasteri, ma nel caso degli Esteri e della Difesa (i due ministeri più legati agli impegni internazionali italiani) si è arrivati al punto di finanziare circa il 50% dello stretto necessario. Pur viaggiando in classe economica o con le compagnie low-cost e pur rinviando ogni impegno di manutenzione non essenziale, tra giugno e luglio queste amministrazioni saranno praticamente paralizzate, salvo rifinanziamento.

Non è una grande sorpresa. Da tempo il bilancio degli Esteri (al netto delle spese per la cooperazione allo sviluppo, del resto anch’esse taglieggiate, è solo lo 0,24% del bilancio dello Stato: una percentuale che è meno della metà di quella impegnata dagli altri maggiori paesi europei. Ciò va di conserva con il taglio progressivo dei nostri contributi alle Nazioni Unite, sceso ormai di quasi un quinto, malgrado il nostro interesse a mantenerci “in corsa” sulla questione del Consiglio di Sicurezza. E il bilancio della Difesa vero e proprio è sceso ormai al di sotto dell’1% del PIL: un livello che non permette di mantenere il livello di impegni internazionali sinora garantito e minaccia la credibilità delle Forze Armate.

Queste sono le responsabilità del Governo Berlusconi, ma né il programma elettorale dell’Ulivo, né le dichiarazione dei leader del centro-sinistra sembrano voler seriamente correggere questo trend fallimentare. E’ giusto quindi che nessuno parli di politica estera: presto non ne avremo più i mezzi.