La nuova dimensione industriale dell’Italia
In poco meno di un decennio l’industria italiana dell’aerospazio e difesa è radicalmente cambiata. Molti allora consideravano inguaribili le sue patologie: anziché assomigliare ad una piramide vi era solo il tronco inferiore con un’eccessiva frammentazione (ancorché formalmente gran parte delle imprese facessero già capo a Finmeccanica); il ventaglio dei segmenti produttivi era troppo ampio e in ciascun segmento le imprese troppo piccole; continuavano ad esservi duplicazioni e sovrapposizioni; un’eccessiva dipendenza dal mercato domestico (compresi i programmi internazionali in cui vigeva la regola del “juste retour”, cioè tanto lo Stato partecipava finanziariamente e tanto le industrie dovevano partecipare alle commesse); una completa localizzazione delle attività sul territorio nazionale che rendeva difficile l’ingresso nei mercati dei paesi più industrializzati; una forte presenza di attività esclusivamente civili; un totale controllo pubblico dei due gruppi maggiori.
Da industria pubblica a industria business oriented
Oggi alcuni di questi problemi sono stati risolti e altri ridotti o avviati a soluzione. Finmeccanica è diventata una holding industriale concentrata sul core business dell’aerospazio e difesa. Lo Stato è rimasto azionista di riferimento con un terzo del capitale, ma la società è diventata business oriented e deve puntare a creare valore per i suoi azionisti. Ha acquisito il controllo totale del segmento aeronautico e alcuni nuovi segmenti (telecomunicazioni e servizi spaziali). Ma, soprattutto, ha riorganizzato le sue attività, potenziando la struttura centrale e “riportando ordine nelle province dell’impero”, divisionalizzando di fatto le società controllate. Ma ha, soprattutto, aumentato la sua internazionalizzazione, acquisendo società estere e aumentando le esportazioni. Con la quotazione in borsa della maggioranza di Ansaldo STS si è cominciato anche ad autonomizzare le imprese fuori dal core business.
Fincantieri ha conosciuto una nuova primavera, diventando il leader mondiale delle navi da crociera e avviando, col sostegno della Marina, una nuova generazione di navi militari. Fra poco anche Fincantieri sarà portata in borsa e la residua presenza pubblica servirà a tutelare gli interessi strategici del paese.
L’industria italiana è oggi sicuramente più forte e più in grado di internazionalizzarsi ulteriormente rimanendo uno dei players.
Stato e mercato della difesa
Sul lato dell’offerta l’industria, si è, quindi, adeguata ad un mercato che sta globalizzandosi e in cui la competizione è più dura. Questo non è, invece, avvenuto per la domanda né sul piano delle regole del mercato né su quello quantitativo.
La particolarità di questo settore sta nel ruolo dello Stato che è, insieme, il principale cliente e il responsabile delle regole del mercato e, in particolare, la sua volontà e capacità condizionano fortemente la capacità di esportare. Per di più è un settore politicamente “sensibile”.
Essendo un fattore importante per l’innovazione tecnologica e richiedendo investimenti rilevanti, è diventato anche uno dei temi dei nostri rapporti bilaterali e, qualche volta, multilaterali con i partners più importanti. Le scelte hanno forti implicazioni sulla politica internazionale. Basta ricordare la nostra decisione di uscire dal programma europeo per il velivolo da trasporto A 400 M o quella di entrare nel programma americano per il velivolo da combattimento JSF.
Oltre che continuare e migliorare il supporto alle esportazioni, adeguando normativa e procedure ai cambiamenti intervenuti in Europa e nel mondo, il prossimo Governo dovrebbe assicurare:
1) una politica estera che torni a conciliare il rapporto transatlantico con la nostra partecipazione al rilancio del processo di integrazione europea;
2) una coerenza fra obbiettivi indicati alle Forze Armate e risorse assegnate;
3) una politica finanziaria che non illuda nessuno di poter conciliare il forte impegno dato al mantenimento della pace con il progressivo massacro del Bilancio della Difesa attuato in quest’ultimo quinquennio.